giovedì 25 dicembre 2008

SE UN UOMO......

Se un uomo non è disposto a rischiare qualcosa per le sue idee e per i suoi valori, le cose sono due....o valgono poco le sue idee, o vale poco come uomo.
R.S.

sabato 20 dicembre 2008

Crisi

Finalmente sono giunti i dati ISTAT sull’attuale condizione
sociale ed economica dell’Italia che tutti possono consultare
anche su internet qualora lo desiderino.

I dati che saltano subito agli occhi
è che solo il 40% della popolazione italiana detiene
il 70% della ricchezza e che negli ultimi 10 anni
la forbice fra chi è ricco e chi è povero
è aumentata del 15%.

E’ chiaro che la crisi economica comincia a farsi sentire
soprattutto fra i più deboli ed i più poveri
come c’era da aspettarsi ma qui ci troviamo di fronte
ad una specie di catastrofe dove una parte considerevole
della popolazione non solo è costretta a diminuire e razionalizzare
i propri consumi ma ha difficoltà a sopravvivere.

Questa è una situazione non sopportabile
e non giustificabile sotto nessun aspetto
in quanto va a ledere la stessa dignità
e sacralità della persona umana.

Cosa aspetta la Chiesa a farsi sentire
con voce chiara e forte come fa per l’aborto,
il divorzio e l’eutanasia oppure intende ancora
destreggiarsi nella contraddizione che la porta
ad appellarsi alla sacralità ed alla dignità della vita umana
solo quando lo ritiene opportuno ?

Cosa aspettano le forze politiche a trovare insieme una strada
che diminuisca la spesa pubblica ed utilizzare questo danaro
per aiutare le famiglie povere che non ce la fanno più
ad andare avanti ?

I recenti dati dell’ISTAT pongono tutti con le spalle al muro
e le parole come le omelie non servono più
ed occorre passare ai fatti che solo un’azione politica
sostenuta da una formazione culturale delle coscienze
può garantire.
Ma ancora tutto sembra tacere come se niente fosse:
i partiti continuano a scannarsi fra di sé
senza affrontare i problemi che stanno sul tappeto
e la Chiesa cattolica con tutti i suoi parroci
continua a fare le solite omelie
guardandosi bene di impegnarsi nel discernimento
sulla parola di Dio in rapporto alla realtà che vive l’uomo di tutti i giorni.

Il governo ci dice che non ci sono soldi per aiutare quel 70%
di italiani che secondo l’ISTAT si sta impoverendo
ogni giorno di più e si sta avvicinando alla soglia di povertà.
Bene, io voglio credere a quello che dice il governo
ma se le cose stanno così si provveda immediatamente
a diminuire la spesa pubblica.
A questo punto mi si dice che fare questa operazione
non è cosa facile in quanto va ad intaccare situazioni
di privilegio che si sono incancrenite da tempo.
Voglio credere anche a questo, ma allora se così è
perché non si va alla ricerca di un accordo con l’opposizione
in modo tale che nessun partito ci possa guadagnare in voti
dallo scontento che provocherebbe un’iniziativa di questo genere
in diversi strati sociali ?
Ma neppure questo si fa come non si fa quello che sarebbe più semplice
come per esempio diminuire gli stipendi
dei parlamentari, dei senatori e dei manager degli enti pubblici
oppure togliere le Province che tutti dicono essere non importanti.

La Chiesa mi dice che, qualora cominciasse concretamente
a dire la sua in favore dei più deboli, sarebbe accusata
di invadere un campo che non è il suo.
Capisco bene la questione e quanta strada ci sia ancora da fare
nel ridefinire il concetto di laicità ma santo Iddio, credo anche
che la situazione imponga che la Chiesa si più presente
nel difendere concretamente la dignità e la sacralità della vita umana
in tutti i suoi aspetti.
Una Chiesa che continui a formare le coscienze solo parzialmente
e a non aiutare i cattolici a discernere sui fatti e sulla storia
è sicuramente una Chiesa che non assolve fino in fondo al suo mandato.

Cosa dunque si trovano di fronte gli italiani
in questo periodo di profonda crisi economica e culturale ?

Dei partiti che non sanno e non vogliono governare
ed una Chiesa che continua a balbettare.
Insomma, se non si ancora capito, per ora gli italiani
sono soli di fronte alle difficoltà.

E' Natale ( Madre Teresa di Calcutta )

Buone Festività Nalatizie a tutti!!
Stefano


E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

domenica 14 dicembre 2008

CRUMIRO

Il termine Krumiri (e successivamente, senza più maiuscola né K iniziale, crumiri) entrò massicciamente nel lessico sindacale italiano nei primi mesi del 1901. In precedenza è stata rilevata qualche attestazione dell'uso di Krumiri per designare i lavoratori non specializzati utilizzati nelle tipografie durante gli scioperi (Avanti, 28 febbraio 1900), ma si trattava di un'espressione limitata al gergo tipografico.

In Italia questo termine (all'epoca diffuso soprattutto in Francia) venne di fatto introdotto in occasione di un grande sciopero dei lavoratori del porto di Marsiglia (in grande maggioranza italiani) proclamato il 28 febbraio 1901 e continuato fino all'8 aprile. Nel corso dello sciopero si ventilò la possibilità di sostituire gli scioperanti con "Arabi", e probabilmente qui nacque l'uso di identificare con i Krumiri i non scioperanti. Il termine viene impiegato per la prima volta nello scritto sul quotidiano socialista Avanti! del 31 marzo 1901, intendendo esprimere disprezzo per un gruppo di lavoratori italiani che erano stati ingaggiati per sostituire gli scioperanti.

Per qualche tempo dopo quella data il termine cominciò ad essere impiegato in un'accezione generica di sottoproletari non sindacalizzati e disposti a qualunque compromesso (Francesco Papafava, Giornale degli economisti maggio 1901). A consacrare il senso attuale di "sabotatore dello sciopero" fu poi, in giugno, uno sciopero dei carbonai a Genova, in occasione del quale venne formalmente costituito un "sindacato giallo" (Lega cattolica di lavoro, 12 giugno 1901), con lo scopo di fornire lavoratori durante gli scioperi. In tale occasione il termine krumiro venne utilizzato in modo così massiccio che in breve divenne il termine tecnico per designare i non scioperanti.

domenica 23 novembre 2008

"Le morti bianche" di Michael Santhers

L'operaio capì che l'inferno è sulla terra e il paradiso sono quelle ali che ti fanno volare sopra le miserie.

Dall'ultimo piano, il decimo piano, guardò il cielo, fece per toccare una nuvola con un dito e precipitò nel vuoto.

Le chiamano morti bianche come avvenissero senza sangue.

Sono morti inopportune che spesso avvengono quando l'informazione è già impegnata in altri eventi.

Sono cadaveri con vite banali, sono numeri decimali che non incidono sul bilancio.

Sono cani che hanno abbaiato nel qualunquismo per mestiere, sono un nome nell'anagrafe che si cancella come un'impronta nel deserto in pieno vento, sono i ricordi sbiaditi del giorno dopo.

domenica 26 ottobre 2008

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perchè in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirà, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

domenica 19 ottobre 2008

lunedì 6 ottobre 2008

domenica 21 settembre 2008

BUGIE

La verità è spesso spiacevole. Lo dice anche la canzone: " La verità ti fa male lo so! " Per questo molti preferiscono crogiolarsi nelle bugie. E' meglio chiudere gli occhi. Ma non c'è nulla da fare: la verità è ciò che è, invece le menzogne non sono altro che invenzioni. Oggi ci occupiamo, dunque, di bugie. C'è un antico, saggissimo detto che così recita: " I nodi vengono sempre al pettine". E' come dire che alla fine la verità trionfa, hai voglia di fare il gioco delle tre carte. Sono tanti gli esempi di cose reali che si nascondono. Per esempio le labbra siliconate, che se le baci ti sembra di baciare un sasso in pieno inverno. Per esempio la polvere sotto il tappeto, che fa la gioia degli acari. Per esempio gli articoli che l'editorialista scrive sotto dettatura del direttore. Oggi, in Italia, tra verità e giornalismo c'è di mezzo l'oceano. A salvare l'anima c'è il relativismo, vale a dire che la verità assoluta non esiste. Per fortuna che vige il relativismo, se no saremmo costretti a dire che non viviamo in democrazia, che in Italia non c'è libertà di stampa. E quando la verità non esiste in assoluto , conviene scegliere quella che più fa comodo, quella che porta vantaggi, che blandisce il potere. Ai tempi di Luigi XIV c'era una classe di persone privilegiate che venivano chiamate porte-coton. Di chi si tratta? Di nobili che avevano il privilegio di pulire il culo al re con un batuffolo di bambagia dopo che questi aveva fatto la cacca. Oggi, molti opinionisti sono dei port-coton. Loro malgrado. Perchè tengono famiglia.
Per fortuna la verità, prima o dopo viene a galla, poiché è quella che è, e non si può negare. Così, chi ha pontificato dovrà disdire. Ma non importa: affermare il contrario di quanto si è detto prima è segno di apertura mentale.
(Vincenzo Cirami)

sabato 20 settembre 2008

VISCERE (l'indifferenza della notte)

" Una voce dalla frequenza inconfondibile, con un intreccio di bande d'ottava e armoniche...." è una assaggio di quello che è scritto sul romanzo che ospito volentieri nel mio Blog. L'autore David Marsili, collega antagonista negli affari di lavoro, in questo libro sembra scrivere come su un pentagramma. Le sue parole sembrano note musicali che si intrecciano a tal punto di confondere il lettore e portarlo ad una altra piacevole dimensione. A mio modesto parere un bel libro, da leggere ( o ascoltare? ) per l'originalità della storia, dei personaggi, in una dimensione fantastica con spruzzate di richiami alla realtà.

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martedì 16 settembre 2008

C'E' GROSSA CRISI

NON SO DOVE STO ANDANDO ED IGNORO DOVE SONO ARRIVATO

E' STATO GIUSTAMENTE DETTO CHE L'ITALIANO CHE HA REALIZZATO DI PIU' FU CRISTOFORO COLOMBO CHE NON SAPEVA DOVE ANDAVA ED IGNORAVA DOVE FOSSE ARRIVATO. NON E' UN ESEMPIO DA IMITARE MA FORSE UNA RAGIONE DI CONFORTO.

domenica 14 settembre 2008

INDIFFERENTI

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia.

Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci

sabato 13 settembre 2008

LA LUCCIOLA

La Luna piena minchionò la Lucciola:
- Sarà l'effetto de l'economia,
ma quel lume che porti è debboluccio...
- Sì, - disse quella - ma la luce è mia!
( TRILUSSA)

domenica 7 settembre 2008

video intervista a Massimo D'ALEMA






PIÙ TASSE PER TUTTI
BRUNO MANFELLOTTO (Il Tirreno 07 sett. 2008)

E passi che tonnellate di monnezza made in Naples siano state provvidenzialmente dirottate verso discariche e inceneritori lombardi per gentile concessione del duo Moratti & Formigoni, un intervento di pronto soccorso ieri negato a Prodi ma oggi, guarda un po’, riservato al cavaliere. Si dirà: è il risultato che conta.
E va bene pure che all’Alitalia sia stato evitato il fallimento riducendola a un’Alitalietta e scaricando milioni di euro di debiti e ben novemila lavoratori considerati di troppo (li chiamano esuberi) non sui francesi di Air France o i tedeschi di Lufthansa ma sulle casse dello Stato, cioè su tutti noi. L’italianità val bene un pubblico salasso.
E passi perfino che, dopo avercela - come direbbe Bossi - “menata” per settimane di campagna elettorale con la storia della sicurezza, oggi gli sbarchi di profughi sulle nostre coste proseguano (e i sorrisi e le pacche sulle spalle del colonnello Gheddafi?) e gli ultrà sequestrino treni e mettano a ferro e a fuoco stadi e città. Non si può avere tutto.
Ma il ritorno dell’Ici no, questo è troppo. È la bugia che diventa sistema, è il pacco, la patacca, la sòla fiscale. Perché, come tutti ricorderete, l’altro leit motiv martellante della campagna berlusconiana era stato la riduzione della pressione fiscale di cui l’abolizione dell’Ici avrebbe rappresentato l’asse portante. A niente era servito l’allarme lanciato da tutti i sindaci (di destra e di sinistra): senza quel gettito, dicevano, i Comuni avrebbero chiuso baracca e burattini e i cittadini avrebbero dovuto rinunciare a servizi essenziali: gli slogan elettorali hanno le loro esigenze...
Ora Berlusconi si è reso conto del disastro e ha affidato a Calderoli il compito di ridisegnare e semplificare la tassazione immobiliare oggi divisa in una decina di diverse imposte. Traduzione, tornerà l’Ici, anche se si chiamerà in un altro modo.
Commenta Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, che pur avendo un gran bisogno di risorse non manda il cervello all’ammasso: “Non vorrei che rientrasse dalla finestra quello che si è cacciato dalla porta. Cioè che si introduca una tassazione immobiliare con il rischio di aumentare la pressione fiscale e penalizzare chi ha meno redditi”.
Insomma, a dispetto delle promesse le tasse aumentano, ma solo per alcuni, i più deboli e a reddito fisso. Perché altri le tasse se le sono già autoridotte. A modo loro, non pagando. Tanto di lotta all’evasione non parla più nessuno. Allegria.

giovedì 4 settembre 2008

SOFFIANDO NEL VENTO

Quante strade deve percorrere un uomo
prima di essere chiamato uomo?
E quanti mari deve superare una colomba bianca
prima che si addormenti sulla spiaggia?
E per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone
prima che verranno abolite per sempre?
La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere il cielo?
E quanti orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?
E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia
che troppa gente è morta?
La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento

Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare?
E per quanti anni può la gente esistere
prima di avere il permesso di essere libere
E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa
fingendo di non vedere
La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento
Bob Dylan

Calcio e Impunità

«Se una banda di zingari si impadronisse di un treno o se nostalgici delle Brigate Rosse devastassero la stazione di Milano, sarebbero perseguiti con adeguata durezza. Non capisco proprio perché se aggredissi qualcuno per conto mio sarei chiamato a pagarne di persona, mentre se lo facessi urlando slogan calcistici godrei di una sostanziale impunità»
Claudio Magris, Corriere della Sera, 2 settembre

mercoledì 3 settembre 2008

TIFOSI MICA ROM

Ospito questo articolo, che condivido, tratto dall'Unità del 03 sett. 2008

Tifosi, mica rom

Maria Novella Oppo

Non ci sono parole capaci di definire il teppismo quanto le immagini viste in tv dell’orda di tifosi scatenati contro uomini e cose e forniti di salvacondotto calcistico. È vero che per molti la squadra è l’unica ragione sociale di esistenza, in una realtà che ha visto morire ogni senso del bene comune. È anche vero che, come ha detto don Mazzi, non si combatte il bullismo quando governano i bulli. E tanto più è vero quello che ha notato ieri Claudio Magris e cioè che non si sono mai visti zingari, o altri gruppi etnici o sociali (in particolare i pericolosissimi poveri) devastare stazioni per riempire di senso il fine settimana. Eppure, contro questi gruppi sono state emanate leggi repressive talmente dure da preoccupare l’intera comunità europea. I rom, in specie, sono schedati fin da piccoli, prima cioè di commettere alcun reato, perché i leghisti ritengono sospetta un’etnia che non ha mai dichiarato una guerra, non si è inventata una patria di comodo e non ha una squadra in nome della quale devastare e picchiare facendo il saluto romano.

martedì 12 agosto 2008

SULLE ONDE DELLA GIOVENTU'



" Ragazzo non scappar da ciò che ti è estraneo; conosci e poi giudica " questo è quello che scrive l'autore Alessandro Masoni nella prefazione del libro che ospito nel mio Blog. Come inizio non è poco! Giudichiamo troppo in fretta l'altro, il diverso, appunto ciò che ci è estraneo. E', secondo il mio modestissimo parere, un bel libro. Si legge bene ma soprattutto è fonte di riflessione per chi ha dei figli.
Questo libro mi è stato consegnato dal babbo di Alessandro, mio carissimo amico. Quando me lo ha consegnato gli occhi emanavano la luce dell'orgoglio per ciò che il figlio ha fatto. Quella luce che solo gli occhi di un padre innamorato del proprio figlio emanano.

venerdì 8 agosto 2008

PANE E CIOCCOLATO

Il mondo si divide in:
quelli che mangiano il cioccolato senza pane;
quelli che non riescono a mangiare il cioccolato se non mangiano anche il pane;
quelli che non hanno il cioccolato
quelli che non hanno il pane.

( Margherita Dolcevita di S. Benni )

sabato 14 giugno 2008

"Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare: ma bisogna prenderla, perchè è giusta” - Martin Luther King

mercoledì 4 giugno 2008

Il Cortigiano

" Mille anni fa, disse il sultano di Persia: - che bontà -.
Lui non aveva mai assaggiato la melanzana, e la stava mangiando a fettine condite con zenzero ed erbe del Nilo.
Allora il poeta di corte esaltò la melanzana, che dà piacere al palato e fa miracoli, perchè per le prodezze dell'amore è più potente della polvere di dente di tigre o del corno grattugiato del rinoceronte.
Un paio di bocconi dopo, il sultano disse: - Che schifezza -.
E allora il poeta di corte maledisse la melanzana fedifraga, che rallenta la digestione, riempie la testa di brutti pensieri e spinge gli uomini virtuosi verso l'abisso del delirio e della follia.
- Hai appena innalzato la melanzana al Paradiso, e adesso la stai gettando all'inferno - commentò malizioso il sultano.
E il poeta, che era un profeta dei mezzi di comunicazione di massa, mise le cose al loro posto: - Io sono un cortigiano del sultano, non sono un cortigiano della melanzana -.
( E. Galeano - Le labbra del Tempo )

COMPAGNO

" Nel nostro dialetto (Emilia Romagna) la parola compagno, oltre a significare amico o consorte, ha un altro uso che mi ha sempre fatto riflettere. Esprime uguaglianza: ma un'uguaglianza di tipo particolare. Si dice, ad esempio, che una scarpa è compagna di un'altra: eppure l'una è destra e l'altra è sinistra. Questa uguaglianza di sostanza al di sopra della forma mi ha sempre colpito. Mi sembra che contenga qualche insegnamento. Dopo abbiamo imparato ad usare il termine compagno per indicare posizioni politiche omogenee. Per cui in sezione un architetto e un bracciante si chiamano compagni: sono tutti e due di sinistra , anche se sono una scarpa e uno zoccolo. La divisione del nostro paese fra socialcomunisti e democristiani ha significato che in un negozio politico trovavi solo scarpe di sinistra e nell'altro solo quelle di destra. Forse è per questo che la povera gente ha camminato con difficolta in questi anni."
(Cipolle e Libertà - F. Bozzini)

domenica 25 maggio 2008

crepa!( Livorno in 16 noir)



Segnalo un libro che ho letto ultimamente e che ho trovato interessante e molto originale e di cui consiglierei la lettura. Il titolo " crepa! " mi ha colpito perchè mi sembrava quasi un affermazione a me diretta dal buontempone del mio collega e autore di un capitolo del libro ovvero Manrico Scarpelli. Poi, ripensandoci bene, mi ha ricordato che tale affermazione per i Livornesi è un intercalare come tanti ce ne sono nella città labronica. Complimenti a Manrico per il suo capitolo " Merchandiser" ma anche una ossevazione: sei livornese ma abiti a Tirrenia in provincia di Pisa!!!

crepa! livorno in 16 noir. EDIZIONI ERASMO euro 14,00

giovedì 22 maggio 2008

NON TI ARRENDERE MAI

Cammina su lidi infiniti, su valli incantate e, se la tempesta si abbatterà su di te come il vento che devasta il campo di grano, sappi che anche una sola spiga può diventare pane.

martedì 20 maggio 2008

C'E' UN'ARIA

Dagli schermi di casa un signore raffinato
e una rossa decisa con il gomito appoggiato
ti danno il buongiorno sorridendo e commentando
con interviste e filmati ti raccontano a turno
a che punto sta il mondo.

E su tutti i canali arriva la notizia
un attentato, uno stupro e se va bene una disgrazia
che diventa un mistero di dimensioni colossali
quando passa dal video a quei bordelli di pensiero
che chiamano giornali.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria...

Ed ogni avvenimento di fatto si traduce
in tanti "sembrerebbe", "si vocifera", "si dice"
con titoli ad effetto che coinvolgono la gente
in un gioco al rialzo che riesce a dire tutto
senza dire niente.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca
l’aria,
C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca l’aria.

Lasciateci aprire le finestre,
lasciateci alle cose veramente nostre
e fateci pregustare l’insolita letizia
di stare per almeno dieci anni senza una notizia.

In questo grosso mercato di opinioni concorrenti
puoi pescarti un’idea tra le tante stravaganti
e poi ci sono le ricerche, tanti pensieri alternativi
che ti saltano addosso come le marche
dei preservativi.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria...

E c’è un gusto morboso del mestiere d’informare,
uno sfoggio di pensieri senza mai l’ombra di un dolore
e le miserie umane raccontate come film gialli
sono tragedie oscene che soddisfano la fame
di questi avidi sciacalli.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria
che manca l’aria.
C’è un’aria, un’aria, ma un’aria
che manca l’aria.

Lasciate almeno l’ignoranza
che è molto meglio della vostra idea di conoscenza
che quasi fatalmente chi ama troppo l’informazione
oltre a non sapere niente è anche più coglione.

Inviati speciali testimoniano gli eventi
con audaci primi piani, inquadrature emozionanti
di persone disperate che stanno per impazzire,
di bambini denutriti così ben fotografati
messi in posa per morire.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria...

Sarà una coincidenza oppure opportunismo
intervenire se conviene forse una regola del giornalismo
e quando hanno scoperto i politici corrotti
che gran polverone, lo sapevate da sempre
ma siete stati belli zitti.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca
l’aria,
C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca l’aria.

Lasciateci il gusto dell’assenza,
lasciatemi da solo con la mia esistenza
che se mi raccontate la mia vita di ogni giorno
finisce che non credo neanche a ciò che ho intorno.

Ma la televisione che ti culla dolcemente
presa a piccole dosi direi che è come un tranquillante
la si dovrebbe trattare in tutte le famiglie
con lo stesso rispetto che è giusto avere
per una lavastoviglie.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria...

E guardando i giornali con un minimo di ironia
li dovremmo sfogliare come romanzi di fantasia
che poi il giorno dopo e anche il giorno stesso
vanno molto bene per accendere il fuoco
o per andare al cesso.

C’è un’aria, un’aria, ma un’aria...
C’è un’aria, un’aria, ma un’aria...
C’è un’aria, un’aria, ma un’aria
che manca, che manca, che manca
l’aria.
(G. Gaber)

Idiotes

Gli antichi greci definivano chi non si occupava di politica con il nome di idiotes; questa parola significava persona isolata, che non ha nulla da offire agli altri, ossessionata dai piccoli problemi di casa sua e in fin dei conti alla mercé di tutta la comunità. Da quell'idiotes greco deriva il nostro idiota attuale.

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