giovedì 11 marzo 2010

PAROLE SILENZIOSE

sono le parole più silenziose, quelle che portano la tempesta. pensieri che incedono con passi di colomba guidano il mondo

DDL 'Lavoro': attacco all'articolo 18, peggiore di quello del 2002

L'attacco che sta subendo l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori è peggiore di quello del 2002. Allarmante il giudizio dei giuristi della CGIL che non usano mezzi termini contro il DDL 'Lavoro', passato all'esame del voto del Senato pochi giorni fa. A spiegare nel merito alcuni importati aspetti della Legge approvata è Lorenzo Fassina, dirigente dell'Ufficio Giuridico della CGIL Nazionale, al quale abbiamo chiesto quali sono le differenze rispetto al precedente tentativo di modifica dello Statuto dei Lavoratori.

Quale è il giudizio sul provvedimento di riforma?

Mentre nel 2002 veniva attaccato solo l’articolo 18, con la nuova legge si fa di peggio, nel senso che si fa in modo di svilire tutte le norme di legge e di contratto collettivo attraverso la certificazione e l’arbitrato.

Sarà infatti possibile, per il datore di lavoro, imporre un contratto certificato nel quale il lavoratore rinuncia a priori alla tutela giudiziaria per affidare la futura controversia ad una “giustizia privata”, ossia l'arbitrato. Gli arbitri, quando saranno chiamati a decidere sulla controversia tra dipendente e datore di lavoro, potranno addirittura giudicare “secondo equità”, ovvero senza il rispetto delle norme di legge (come l’articolo 18) e di contratto collettivo. In questo modo, oltre a svuotare di significato le norme di legge a tutela del lavoratore, il nuovo provvedimento del Governo rende, di fatto, inutile la contrattazione collettiva.

Occorre anche sottolineare la palese falsità delle affermazioni di Sacconi quando dice che l’arbitrato non pregiudicherà la via alla giustizia ordinaria: così non è, incontestabilmente. Ma quel che è peggio è che l’articolo 18 potrà essere disapplicato anche attraverso un altro percorso. L’articolo 30 della nuova legge dice infatti che il giudice dovrà tener conto delle nozioni di giusta causa e di giustificato motivo di licenziamento contenute nel singolo contratto individuale certificato. In questo modo il giudice potrà ritenere giustificato un licenziamento anche se in contrasto con le norme di legge, non reintegrando quindi il lavoratore nel posto di lavoro.

Quali possono essere le immediate conseguenze?

I datori di lavoro potranno utilizzare, su vasta scala, lo strumento offerto dalla nuova legge. Approfittando della condizione di debolezza delle persone in cerca di lavoro, potranno portare gli aspiranti lavoratori, dal momento della stipula di un contratto, davanti ad una commissione di certificazione per fargli sottoscrivere contratti di assunzione in cui sarà sancita sia la rinuncia alla normale azione giudiziaria che l’affidamento ad arbitri della risoluzione delle future liti.

Chi saranno i più colpiti da questo nuovo dispositivo di legge?

Premesso che la condizione di debolezza accomuna la stragrande maggioranza dei lavoratori, soprattutto quelli con le qualifiche medio-basse, la nuova legge colpirà in modo molto duro i lavoratori precari, i contrattisti a progetto, i lavoratori a termine, gli associati in partecipazione, quelli trasferiti e quelli somministrati (staff leasing).

Inoltre va aggiunto che l’articolo 32 della nuova legge introduce una vera e propria “corsa contro il tempo” per far valere i propri diritti davanti ad un giudice. Se il provvedimento del datore di lavoro non sarà contestato entro il termine strettissimo di 60 giorni, e non più cinque anni, il diritto del lavoratore sarà carta straccia.

L’esempio emblematico può riguardare un lavoratore che ha appena concluso un contratto a termine e che è in attesa di un rinnovo da parte del datore di lavoro. Nella speranza di riprendere l’attività lavorativa con un nuovo contratto a termine il lavoratore aspetterà di essere chiamato e lascerà trascorrere i 60 giorni stabiliti dalla nuova legge per contestare il precedente contratto. In questa attesa, quindi, si consumerà quel breve lasso di tempo e il lavoratore avrà perso ogni possibilità di contestare il precedente contratto.

Da tutto quello che abbiamo detto appare più che giustificata l’affermazione di Epifani quando dice che “da ora in poi, i lavoratori, saranno più soli e più ricattabili”.

EVVIVA LA COSTITUZIONE!

ART. 15. (Decreti-legge)2. Il Governo non puo', mediante decreto-legge: [...] b) provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione;ART. 72 IV COMMA COSTITUZIONELa procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegn...i di ...legge in materia costituzionale ed ELETTORALE [...]

ogni passo.....

Il problema non è sapere dove sei. il problema è pensare che ci sei arrivato senza portarti dietro niente. questa tua idea di ricominciare daccapo. che poi ce l’abbiamo un po’ tutti. non si ricomincia mai daccapo. ecco qual è il problema. ogni passo che fai è per sempre. non lo puoi annullare. non puoi annullare niente.

RISPETTO PER LE DONNE, PRESIDENTE!!!!

Durante un recente incontro con il premier albanese Berisha, Berlusconi ha attaccato gli scafisti. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze". La scrittrice albanese Elvira Dones scrive questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla sua battuta.


"Egregio Signor Presidente del Consiglio,

le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."


Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non Accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è
inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e
testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

* Elvira Dones, scrittrice-giornalista.

MINZOLINI ASSOLVE DAVID MILLS.....MA CHE BRAVO ED IMPARZIALE DIRETTORE DEL TG 1!!!

Il Tg1 di Augusto Minzolini assolve David Mills, l’avvocato inglese corrotto da Silvio Berlusconi per ottenere una testimonianza che omettesse i particolari scottanti su fondi neri e conti esteri di Mediaset. Mills, condannato in primo e secondo grado, ha in realtà beneficiato della prescrizione perché il procuratore in Cassazione ha “retrodatato” il momento della corruzione al giorno in cui vennero effettivamente trasferiti i famosi 600 mila dollari da un conto riconducibile alla galassia di Mediaset ad uno sotto il controllo dell’avvocato inglese.

In questo modo il reato, effettivamente commesso, ricade nella prescrizione essendo di 8 anni la pena massima per il reato di falsa testimonianza. Fino a qui i fatti, peccato che nell’edizione delle 13 del Tg1, sia nei titoli, sia nel momento dell’introduzione del servizio (che parlerà correttamente di “prescrizione”) il conduttore Paolo Di Giannantonio scandisca con chiarezza la parola “assoluzione“.

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